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Contributi critici

Melanie Zefferino

“Ferdinando Leschiera e i Medicea Sidera di Galileo”, 2013

 

Margherita Hack, da poco “volata in cielo su una stella” come direbbe De André, ha spiegato i fenomeni astrofisici legati alla formazione e alla struttura delle stelle accompagnando il lettore attraverso supernove e nebulose in Notte di Stelle, mentre Viviano Domenici vi ha raccontato le più belle storie scritte nella volta celeste.

Sospeso fra scienza e immaginazione, Fernando Leschiera osserva questo stesso cielo con occhi da artista per poi offrirne visioni “reali”e al tempo stesso immaginifiche, trasformando la sua tela in una finestra sull’immensità del cosmo.

All’alba del terzo millennio sono forse gli astronomical artists, spesso autodidatti con background scientifico (proprio come Fernando Leschiera), a suggerire una via per ritrovare l’antico intreccio fra arte, scienza, e filosofia.

Non a caso il Centro Linceo Interdisciplinare dell’Accademia Nazionale dei Lincei di Roma, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), la Società Italiana di Archeoastronomia (SIA) e la Società Astronomica Italiana (S.A.It.), ha ospitato nell’aprile 2012 il convegno “Lo sguardo sugli astri - scienza, cultura e arte”. La prima iniziativa del genere risale al 1952, anno in cui si svolse a New York il “Second Hayden Planetarium Symposium on Space Travel”, seguito dalla pubblicazione sulla rivista "Colliers" di articoli dei relatori illustrati da Bonestell. Al Museo e Osservatorio Astronomico di Capodimonte, in occasione della Giornata Europea del Patrimonio 2012 si è invece tenuto il simposio “Arte e Astronomia: dialoghi sulla collina di Capodimonte”, evento che ha poi ispirato l’incontro a tema "L'astronomia nell'arte" presso il Planetario “A. Masani" a Marina di Carrara.

È cosa nota che l'astronomia abbia ispirato l’opera di antichi maestri, primo fra tutti Giotto con i suoi allineamenti astronomici nella Cappella degli Scrovegni, ma anche i fratelli Limbourg e artisti del Rinascimento quali Raffaello, Pierin del Vago, Altdorfer e Dührer prima ancora di Creti, nato nell’età dell’Illuminismo, e degli studiosi dediti al disegno scientifico come Etienne Léopold Trouvelot, James Carpenter e James Nasmyth oltre a Paul Dominique Philippoteaux, i cui disegni incisi da Laplante illustrano le Avventure di Ettore Servadac su una cometa narrate da Jules Verne (1877). Guardando al Novecento si scorgono l’Orsa Maggiore e Venere nella Notte Stellata dipinta da Vincent van Gogh nel 1889, oggi al MOMA di New York. In una delle sue molte lettere al fratello Theo, nel 1888 l'artista olandese scriveva: “guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia? Come prendiamo il treno per andare a Tarascona o a Rouen, così prendiamo la morte per raggiungere le stelle...”.

Quei “puntini luminosi” sarebbero divenuti accessibili grazie all’astronomia a raggi X, che negli ultimi cinquant’anni ha permesso di osservare un universo molto diverso da quello visibile all’occhio umano, anche attraverso telescopi ottici, e pertanto ha “rivoluzionato la nostra percezione del cosmo” - a dire di Giovanni Pareschi, direttore dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera. Il 250° anniversario dell’Osservatorio Astronomico di Brera e il 50° anniversario della nascita dell’astronomia X  sono stati celebrati nel 2012 con l’allestimento della mostra  “X: L'Universo Invisibile” nell’ex-Chiesa di San Carpoforo a Milano: opere degli studenti  dell’Accademia di Belle Arti di Brera si accompagnavano a modelli di satelliti, strumenti e immagini astronomiche in un percorso espositivo teso a mostrare come la capacità di vedere l’invisibile accomuni scienza e arte, e come l’opera d'arte possa accostare l’Uomo al dato scientifico stimolandone la visione critica attraverso una sensibilità poetica.

Il valore dell’opera di Fernando Leschiera, frutto del possibile vedere attraverso la lente dell’arte e quella della scienza, si può meglio comprendere anche alla luce delle parole di Alessandra Angelini riguardo al progetto testé menzionato, di cui è stata curatrice:  “L’espressione artistica è spesso in grado di cogliere e ritrasmettere emozionalmente l'aspetto non visibile e multiforme del reale”.

Senza dubbio questa considerazione vale per gli esponenti della Space Art o Astronomical Art, un movimento piuttosto recente e attivo sulla scena contemporanea internazionale, forte dell’eredità artistica dei suoi pionieri: l’astronomo e disegnatore francese Lucien Rudaux (1874-1947), il pittore americano Chelsey Bonestell (1888-1986), e l’artista cecoslovacco, svizzero di adozione, Ludek Pesek (1919-1999). In Italia la figura che meglio ha saputo evocare le suggestioni dello spazio è forse Enrico de’ Conti Novelli da Bertinoro, alias Yambo (1876-1943), poliedrico illustratore e burattinaio, i cui disegni a corredo de Le storie fantastiche sulla luna sono stati esposti nella mostra “E lucean le stelle: viaggio per immagini e fumetti dal macrocosmo di Galilei al microcosmo di Einstein”, tenutasi al Museo Nazionale del Fumetto e dell’Immagine di Lucca nell’Anno Internazionale dell’Astronomia (2009).  

A questa “galassia artistica” dai confini labili tra visibile e invisibile, dove realtà e immaginazione si confondono  tanto da attrarre nelle orbite dei suoi mondi “sfere” distanti,  appartiene Fernando Leschiera, "pittore astrale".

I suoi lavori, suggestivi al punto da apparire realistici e al tempo stesso  fantasiosi,  offrono spunti per approfondire sotto il profilo estetico, semantico, ed etico il rapporto fra Uomo e Universo. Per questa ragione il nostro astronomical artist di Torino è stato chiamato a partecipare a una mostra-evento della IX Florence Biennale sotto la direzione artistica del critico e storico dell’arte Rolando Bellini.

Nella Firenze contemporanea - un tempo governata da Cosimo II de’ Medici, protettore di Galileo, al quale questi dedicò il suo Siderus Nuncius - saranno dunque esposte le Visioni cosmiche di Fernando Leschiera: ci piace immaginare, anche se forse è impossibile, che come Margherita Hack da una supernova de Il mio infinito, anche Galileo possa vederle e sorridere dai Medicea Sidera (astri medicei), i quattro satelliti di Giove da lui scoperti.

Ferruccio Capra Quarelli

“Fernando Leschiera: poeta dell'infinito”

in Vittorio Sgarbi (a cura di), Lo stato dell'arte, 2012

 

Piccola, inifinitesimalmente piccola è l'Umanità, secondo la lirica pittorica di Fernando Leschiera.

Per chi si dovesse ricordare dai tempi della scuola, la famosa poesia  di Giacomo Leopardi, l’Infinito ("Sempre caro mi fu quest'ermo colle, che l'infinito schiude ...") avrebbe facilità nel riconoscere la filosofia che soggiace all'opera pittorica di Leschiera.
Questo originale artista dipinge lo spazio, le galassie, sognando ad occhi aperti
di librarsi fra gli infiniti mondi dell'universo, cercando continuamente pulsar e comete, ma senza l'aiuto di astronavi e scafandri. Il nostro deve volare come puro spirito tra le meraviglie del cosmo, attrezzato dei soli suoi pennelli e degli indispensabili tubetti   di colore. Così facendo, vestito di sola fantasia, lo spirito libero dell'artista è in grado di ritrarre le affascinanti ellissi di gigantesche galassie, così come pianeti, bolidi ed asteroidi fluttuanti nel vuoto siderale. Dietro la copia di un mondo di mondi autentico, e sempre più vicino all'umanità (tra pochi anni, è sicuro l'arrivo dell'uomo su Marte), c'è la scatenata fantasia dell'artista, del sognatore che sa immergersi in un "non luogo" che sia lontano dalla Terra, un posto perfetto, non inquinato dall'Uomo e dalle  sue negatività.

La capacità tecnica è in lui consolidata, ma senza una profondità spirituale, una complessità esistenziale, cosa sarebbero i suoi colori,  i tanti vivacissimi coloriche impazziscono sullo sfondo nero dei suoi universi? Questo è forse il suo segreto.

Di Leopardi, Leschiera raccoglie un'eredità immateriale fatta di immaginazione e complessità, ma contemporaneamente lontane    del mondo in cui vive, forse perché deluso dai suoi simili, e magari pessimista sul futuro comune. D'altronde l'artista è dotato di un   terzo occhio che non fa sconti, che sa vedere senza filtri ciò che l'uomo della strada nemmeno immagina; e questo artista sa vedere, per esempio, i limiti, la crudezza di una natura antropizzata e sempre meno pulita, che ormai ben poco sa lasciare alla fantasia del poeta.
Quindi Leschiera si rifugia fra stelle e comete, compagne di serenità  e abbagliante luce in grado di riappacificarlo quotidianamente con il prossimo,  nonostante tutto, permettendogli di avere i piedi bel saldi per terra, ma con la rassicurante sicurezza che le stelle siano sempre là, ad aspettarlo con le sue tele, i suoi pennelli. Questa siderale forza primigenia, energia pura in continua evoluzione  sembra infonderre  perenne movimento alla creatività di Fernando Leschiera, il "pittore cosmico", e indurlo a esclamare con speranza: "domani è un altro giorno!".

Alessandra Rolle

"Saranno Famosi", "Torino Cronaca", 12 maggio 2007

 

Le tapparelle del sesto piano sono abbassate; Fernando Leschiera apre la porta con sguardo fiero, i pennelli nella mano destra e uno straccio dall’altra.

Nella casa-laboratorio dilaga un silenzio sovrano,“sub-umano”–  precisa il pittore –, mentre dalle stanze si affaccia una luce verdognola. Le tele sono scorci di spazi interstellari, pulsar, comete, galassie, pianeti, asteroidi e vuoti siderali, in un girotondo frenetico che dà quasi la vertigine.

E' in questa dimensione che Fernando, impegnato nel settore sanitario e autodidatta dalla più giovane età, si rifugia come in un credo religioso: “ho sempre ritenuto ciecamente vera l’esistenza di un’altra vita, non dopo la morte, ma contemporanea alla nostra, ossia aliena e umanoide”.  

Poi scompare dietro a una porta, per tornare con una lampada viola che si affretta a posizionare nel mezzo della stanza. “Le mie opere danno il meglio con la luce di Wood (ultravioletta), perché così le parti rifinite con pasta al fosforo assumono una brillantezza davvero stellare, come le madonnine luminose di Lourdes”.

Sarà possibile atterrare sui mondi incontaminati di Leschiera, “pittore cosmico-astrale”, come ama presentarsi lui stesso, alla mostra personale    del 19 maggio presso il Café Lumière di Corso Vittorio Emanuele 35, Torino. Protagonista, Fernando, come Ioda in Guerre stellari.

 

 

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